La moglie di Lorenzo Brenta: «Io e lui sull’asfalto, due tir ci proteggevano dalle auto in corsa»- Corriere.it

2022-10-10 17:19:01 By : Mr. Barton Zhang

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Parla la compagna dell’immobiliarista morto in moto sull’autostrada Milano-Bologna: «In tanti hanno rischiato per aiutarci»

L’uomo dalle mille passioni aveva un baricentro fermo e solido, la famiglia. Lorenzo Brenta , imprenditore immobiliare molto noto a Milano, si è spento mercoledì 29 giugno a 65 anni mentre guidava la moto «fermo e solido come sempre», sull’autostrada Milano-Bologna . La moglie Corinna, che era stretta dietro di lui, è piena di fratture ma miracolosamente viva: «Ho visto Lorenzo che si accasciava su se stesso per un malore improvviso, provava a mantenere il controllo del mezzo ma non ci riusciva, allora ho tentato io di prendere il manubrio ma siamo stati sbalzati contro il guardrail mentre la moto scivolava in mezzo alla strada. Negli attimi successivi si è innescata una incredibile solidarietà, sembravamo circondati da angeli». Cosa è successo? «Due camion e una macchina dei finanzieri si sono messi di traverso per evitare che ci investissero, a rischio di essere travolti loro stessi. Due nostri amici cari, Federico Mennella e Giovanni Marchetti, “motociclisti”, si sono presi cura di noi insieme a Elena Rigolli, la “Buona Samaritana”, piacentina, per 20 anni volontaria medica della Croce Rossa, che passava in auto. Si è fermata e ha fatto le manovre di primo soccorso fino all’arrivo della Polstrada e dell’elicottero che mi ha portata in ospedale. Non ho smesso un attimo di chiedere di lui. Mi rispondevano mezze parole, intuivo che non c’era stato niente da fare». Vi siete incontrati giovanissimi... «Se non si fosse imbucato alla festa dei miei diciotto anni, nel settembre del 1975, non l’avrei mai conosciuto. All’epoca studiavo a Boston, lui sarebbe partito di lì a poco per Londra. Ero venuta in Italia solo per festeggiare, avevo organizzato in un piccolo paese in provincia di Lecco e lui comparve all’improvviso, alto più di un metro e novanta. Da quel giorno non ci siamo mai lasciati, ci siamo inseguiti da un capo all’altro del mondo perché entrambi riuscissimo a finire gli studi e a 32 anni avevamo già tre figli insieme. Sa perché?» Perché? «Perché Lorenzo, testardo come pochi, era intelligente. Mi coinvolgeva nelle sue passioni, la moto, il volo, la montagna, e in questo modo creava legami che il tempo non è mai riuscito ad allentare». Cosa ricorda, ad esempio? «Io non sono sportiva, ma un giorno mi portò a fare la maratona delle Dolomiti in bici. Recalcitrante all’inizio, poi mi sono appassionata più di lui. Amava anche volare: andavamo a Bresso, stava tutta la mattina a sistemare il piccolissimo aereo, sorvolavamo la città per mezzora e poi per tutto il pomeriggio rimetteva a posto, se ne andava via la giornata per trenta minuti in quota». E lei non aveva paura di volare? «Una volta, da geniale ingegnere quale era, Lorenzo aveva installato un deltaplano su un gommone e riusciva a far volare anche quello. A turno convinceva tutta la famiglia, di lui ci si fidava. Diceva che si poteva spezzare la catena del rischio, che se il mezzo era ben in ordine e non c’erano condizioni meteo avverse, ci si doveva lanciare. Era veloce in tutto. Non mi stupirei se fosse stato lui, già in cielo, a tessere la regia di tutto quello che è successo dopo il suo malore in autostrada, per proteggermi». Dove stavate andando, in moto? «Avendo passato più di dieci anni all’estero, abbiamo amici in tutto il mondo. Ogni anno lui li coinvolgeva per il tradizionale giro in moto. Li portava a scoprire l’Italia di cui era innamorato». Avete anche tre figli. «Andrew vive in America, Francesco a Londra, Alberto a Milano. Lorenzo metteva la famiglia sopra a tutto, era anche nonno due volte e stava per diventarlo la terza. Ogni domenica alle 18 in punto italiane, 17 inglesi e 12 americane ci sentivamo tutti insieme su Facetime. I riti aiutano, non è banale restare uniti nonostante le distanze geografiche siderali». Cosa le rimane di suo marito? «Per tutto quello che abbiamo vissuto insieme, io con un amore profondo che in quarant’anni non si è mai stancato, lo ringrazio».

Lorenzo Brenta, l’ultimo viaggio in moto (con la moglie e gli amici) sull’autostrada Milano-Bologna

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