Hyundai Kona 1.6 Crdi 115 CV: prezzo, dimensioni, interni e opinioni - Quattroruote.it

2022-10-16 02:59:58 By : Ms. Phoebe Pang

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Sotto a chi tocca: sul palcoscenico del nostro Diario di bordo settimanale ecco la Hyundai Kona 1.6 CRDi 115 CV con cambio manuale a sei rapporti in allestimento Xpossible, uno dei più completi della gamma. L’esemplare a nostra disposizione è dotato del Safety pack, che comprende sistema anticollisione frontale con riconoscimento veicoli e pedoni, allarme angoli ciechi, avviso collisione posteriore e specchi ripiegabili elettricamente, per un totale di 800 euro che si aggiungono ai 24.250 euro del prezzo di listino. Aggiungendo anche la vernice metallizzata, il prezzo di questo esemplare sale a 25.700 euro. Il motore è un turbodiesel millesei omologato Euro 6d-Temp da 115 cavalli a 4.000 giri/min e 280 Nm tra i 1.500 e i 2.750 giri/min: la Casa dichiara uno 0-100 km/h in 11 secondi, una velocità massima di 193 km/h e un consumo combinato compreso tra i 4,9 e i 5,1 l/100 km nel ciclo Wltp. A listino è disponibile anche una diesel da 136 CV con cambio automatico doppia frizione, abbinabile anche alle quattro ruote motrici. Scelta conservativa per le sospensioni, con un collaudato MacPherson all’avantreno e un ponte torcente al posteriore. Le versioni a quattro ruote motrici, invece, dietro adottano un multilink. Per chi deve fare i conti con lo spazio in garage, segnaliamo che la Hyundai Kona è lunga 4,16 m, larga 1,8 m e alta 1,56 m.

La base è buona [Day 1]. Quando mi hanno offerto di guidare la Hyundai Kona ho accettato di slancio, perché ero curioso di verificare quali differenze potevano esserci con la cugina Kia Stonic, vettura che mi aveva favorevolmente impressionato. Adesso, fatta la ovvia tara a motorizzazioni e allestimenti diversi, il mio intento era quello di capire se potevo ritrovare le stesse sensazioni positive. Prendo in consegna la Kona in una giornata torrida e mi accomodo in un abitacolo incandescente (i colleghi l’hanno lasciata al sole), condizione che, per i primi minuti di funzionamento, scatena un vero e proprio tifone dalle bocchette d’aerazione, con il climatizzatore automatico che sprigiona tutta l'energia di cui è capace per riportare la temperatura a livelli umani. Non ci vuole molto e non appena l’aria si fa più respirabile è possibile spostare l'attenzione su altro. Mi colpisce subito la comodità del sedile. Mi ci trovo bene e, anche se detesto la regolazione dello schienale a scatti, trovo in poche mosse una eccellente posizione di guida bassa. Sì, lo ammetto: le auto con la seduta alta non mi piacciono e ogni volta che ne guido una posiziono il sedile il più rasoterra possibile. Plancia e arredi interni “sanno di ben fatto”, frase che rubo dalla prova su strada di un collega di qualche anno fa e che riciclo senza vergogna. E la Stonic? Era ben fatta pure quella, ma usando elementi colorati a contrasto, l’immagine era più “hi-tech”, mentre sulla Kona si nota un pizzico di calore e ricercatezza in più. Su strada, questa Hyundai non delude. Il suo stile può piacere o meno, ma una volta in movimento ritengo sia in grado di mettere tutti d’accordo. I comandi sono piacevoli, il cambio si aziona bene e la frizione ha un carico ragionevole, elemento che certamente farà piacere al pubblico femminile. La risposta dello sterzo mi lascia un po’ tiepido: lo avrei preferito un po' più diretto, ma è una questione di gusti. Invece, apprezzo la modulabilità del pedale del freno. Ecco, se mi soffermo a pensare all’impressione generale dopo aver percorso i primi chilometri, la Kona mi appare gradevole, ben insonorizzata (solo a freddo il diesel si fa sentire leggermente) e con sospensioni votate al confort. Come per la Stonic, ho trovato qualche difficoltà ad assuefarmi ai vari pulsanti e alla logica di navigazione dei vari menù dei settaggi: urge una bella lettura del manuale della vettura. E in città? Promossa a pieni voti: come detto, la frizione non stanca, il motore è morbido e dal posto di guida si ha un'ottima percezione degli spazi intorno grazie alla buona visibilità. Sono riuscito a parcheggiarla in posti particolarmente ridotti aiutato dalla retrocamera, ma soprattutto dalla forma del corpo vettura e dai suoi 4,16 metri di lunghezza. Cosimo Murianni, redazione Inchieste

L'allungo del 1.6 [Day 2]. Niente. Non c’è niente, niente da fare. Va sempre così. La sera che devi uscire presto dalla redazione per un appuntamento a cena dall’altra parte di Milano, stai tranquillo che capita ogni maledetto imprevisto. Saltano le trattative FCA-Renault e devi ribaltare le mille pagine in programma sul prossimo numero. Arrivano le foto di quel modello sotto embargo e il download va piano come la Williams di quest’anno. Viene a fare un saluto l’addetto stampa di turno a un’ora improbabile (ma perché?) e ti incrocia sulla porta. Vabbè, ho capito. La classica tempesta perfetta. Per darmi una mossa e sfuggire al tornado delle sfighe – pur rimanendo nei limiti della civiltà – mi serve qualcosa di brillante. Scena dopo: l’ingegner Boni mi mette in mano le chiavi della Hyundai Kona. Mmm, no, non salto di gioia. Ma poi mi basta poco per rivalutare il sorteggio. Perché, inaspettatamente, i primi pensieri che mi passano per la testa, mentre comincio a buttare giù il mio immaginario diario di bordo, sono rivolti al motore. Questo 1.6 appartiene a una razza in via d’estinzione: quella dei diesel che hanno anche un bell’allungo. Tiri le marce e non sviene ai tremila. Bella scoperta, in tempi di oggetti castrati dall’Euro 6d-Temp. Resti con il piede sull’acceleratore e lui continua ad assecondarti. Quattromila, quattromila e cinque. E solo da lì si appiattisce. Caspita. Chiedo scusa alla Konetta che un po’ avevo maledetto, poco prima. Che si pensi subito al motore, mi rendo conto accumulando chilometri e minuti, è una cosa che accade anche per un’altra ragione. Acustica. Il D4FB fabbricato a Zilina, Slovacchia, quando si sale di giri come sto facendo io, tira fuori un timbro metallico molto classico, molto diesel vecchia scuola. Non gli darei il premio silenziosità. Per quanto sotto il profilo delle vibrazioni, invece, l’impressione sia quella di un funzionamento molto equilibrato. Ormai sono dalle parti del centro. Traffico totalmente impazzito. Lo sapevo. L’orario di arrivo su Maps sale inesorabile. Sono fregato. Accampo scuse mentalmente ma figurati se mi crederà. Tento di distrarmi ticchettando sulle plastiche. Niente di che, tutte durette. Dai Kona su, colpiscimi in qualche maniera, tiralo fuori ‘sto coniglio dal cilindro. All’improvviso, l’idea: apro di getto il portaocchiali sul padiglione come avevo fatto sulla Stonic e sì: anche questo è tutto rivestito di gommapiuma morbida. Eccola la conferma che cercavo: quel guizzo tutto loro, i coreani, continuano ad averlo. Fabio Sciarra, redazione Autonotizie

Consumi ridotti e frizione leggera [Day 3]. Parto sfatando un mito, se così lo si può definire: la Kona non condivide lo stesso telaio della cugina Kia Stonic. Le due coreane hanno dimensioni simili, ma la prima è costruita su una piattaforma pronta per l’elettrificazione, mentre la seconda nasce sulla meccanica della Kia Rio. Fatta questa premessa, passo subito al sodo. Sulla Kona, trovare una buona posizione di guida è un gioco da ragazzi grazie all’ampio raggio di regolazione del comodo sedile e del piantone dello sterzo. Pure lo spazio a bordo non è niente male, ma come su gran parte delle coreane che ho guidato, anche sulla Suv compatta ho trovato scomodo l’appoggio per il ginocchio destro. Premo il tasto d’avviamento e percepisco poche vibrazioni per un motore a gasolio, schiaccio la frizione e rimango stupito da quanto sia leggera e facile da usare. Metto la retro e faccio manovra guardando la retrocamera sullo schermo da 7” dell’infotainment, posizionato molto in alto ma integrato in una cornice un po’ troppo spessa per i miei gusti. Già dai primi chilometri la Kona si è fatta apprezzare per il suo motore, che, come scritto da chi mi ha preceduto, combina un ottimo allungo con buone doti di elasticità e corposità fin dai regimi più bassi. Certo, salendo coi giri si fa un po’ sentire, ma ho guidato diesel molto più rumorosi su auto ben più costose. I consumi non sono niente male: il Centro Prove di Quattroruote ha rilevato una media di 17,9 km al litro, non troppo distante da quanto segnato dal computer di bordo durante il mio tragitto lavoro-casa-lavoro. Complice la frizione leggera, il cambio manuale a sei rapporti è facile da gestire e risulta abbastanza preciso, una dote che si apprezza tanto in accelerazione, quanto nelle frequenti scalate necessarie quando si cerca un po’ di brio. Della Kona ho apprezzato anche lo sterzo, leggero e abbastanza reattivo, soprattutto nella guida in città. Certo avrei preferito un comando un filo più preciso (soprattutto nelle curve più veloci), un assetto meno rigido al posteriore e qualche sistema d’assistenza alla guida in più (il cruise control non è adattivo), ma tutto sommato questa coreana non mi è affatto dispiaciuta. Mirco Magni, redazione Online

Razionale e pratica [Day 4]. Il titolo che ho scelto corrisponde all'esatta sensazione avuta al termine del mio breve test: se da un lato la Kona non mi è parsa un'auto particolarmente emozionante, dall'altro appartiene a quella categoria di vetture che non ti fanno mancare nulla, che ti fanno sentire a tuo agio fin dal primo contatto. A cominciare dallo spazio nell'abitacolo, che è sfruttato alla perfezione, considerando i soli 4 metri e 16 di lunghezza. Facile, con le regolazioni manuali di volante e sedile, trovare la posizione di guida più adatta alle proprie esigenze e nessun problema per chi siede dietro: anche i più alti non toccano gli schienali anteriori con le ginocchia e hanno aria sopra la testa. Solo l'eventuale quinto passeggero avrebbe qualche difficoltà in più in larghezza e, soprattutto, in altezza, per via della particolare conformazione del tetto. E per quanto riguarda il bagagliaio, se il volume a disposizione non è abbondante, il vano è regolare e ben sfruttabile. Complessivamente, non mi è dispiaciuta la disposizione dei comandi, in particolare quelli sulla console centrale (relativi a climatizzatore e sistema d'infotainment) che ho trovato intuitiva e razionale, così come la navigazione all'interno dei menù: dal rapido accoppiamento dello smartphone alla selezione delle stazioni radio, alle impostazioni del navigatore. E benché le forme della Kona non causino particolari problemi alla visuale, mi è piaciuta la presenza, di serie, della retrocamera di parcheggio, che su diverse concorrenti è un optional a pagamento. Sempre in tema di confort, infine, in marcia ho apprezzato la frizione leggera, il cambio morbido e dagli innesti poco contrastati e la buona capacità delle sospensioni di assorbire tutte le asperità della strada. Alessandro Carcano, redazione Mercato

Cortesie per gli ospiti [Day 5]. Le mini Suv piacciono un sacco, a chi le compra e le guida. Però qualcuno ha mai chiesto il parere dei passeggeri? Perché piccolo sarà pure bello, ma fino a un certo punto. E se le sport utility lillipuziane hanno un merito, è certamente quello di aver costretto i progettisti delle Case a scervellarsi su come ottimizzare gli spazi. Per facilitare le manovre di tutti i giorni senza sacrificare la vita a bordo, anche quella degli ospiti. La Hyundai Kona ne è l’ennesima prova. Anzi, un esempio virtuoso. Quattro metri e 16 centimetri per 1,80 ben sfruttati, come Alessandro Carcano ha già fatto notare. Finanche accoglienti, aggiungerei io, che per rientrare a casa chiedo uno strappo a Mirco Magni, un guidatore nettamente più alto della media. Mi accomodo dietro di lui per vedere che effetto fa: e di aria per le gambe ce n’è abbastanza, pure per uno che sfiora il metro e 80 in altezza come me. Per intenderci, modelli più lunghi come la Volkswagen T-Roc o la Fiat 500X regalano meno centimetri della Kona. Il segreto? Un passo superiore, che qui arriva a 260 cm. Ma a colpirmi è soprattutto la libertà di movimento in largo; una gitarella di gruppo non sarebbe utopia, mi vien da pensare, almeno per un tragitto non troppo lungo. Detto dell’ospitalità, passiamo al servizio (e mi sposto davanti). Questa crossover è anche un salottino tranquillo. Scherma efficacemente i fruscii alle alte velocità, contenendo altrettanto bene i borbottii del diesel. E non lesina sul mobilio. L’imbottitura dei sedili è consistente e la loro ergonomia azzeccata anche per avventore un po’ spallato come il sottoscritto. Toccando di qua e di là i polpastrelli non sempre poggiano sul morbido, è vero. Ma, oltre a essere cosa abbastanza normale sulle piccole Suv, riconosco un certo sforzo nel valorizzare tanto i materiali quanto lo stile della plancia. Badando alla praticità, noto invece che ripostigli, svuotatasche e pozzetti di varie dimensioni sono a disposizione esattamente dove te li aspetteresti. E sebbene chi ha disegnato il tunnel della Kona si ostini a credere che il drive-in vada ancora di moda (vedi il doppio portabicchiere) non ha trascurato un aspetto fondamentale: oggi tutti viaggiamo con uno smartphone, spesso piuttosto grosso, che nella console centrale deve trovare posto comodamente. Sul mobiletto della Kona trovo ben due ripiani, entrambi abbastanza profondi: quello inferiore è dotato di piastra a induzione, quello superiore è un semplice appoggio. Nel mezzo una porta Usb (retroilluminata), un ingresso Aux e una presa a 12 Volt. Specialmente la prima risulta preziosa, altrimenti non riuscirei a collegare via cavo il mio Android Auto al sistema di infotainment: operazione piuttosto rapida e intuitiva, ma che non posso fare tramite bluetooth. Su questo allestimento Xpossible si naviga via cellulare: manca il navigatore integrato e il display multimediale non è l’ultimo ritrovato della gamma per dimensioni e risoluzione. Poi, non è possibile differenziare la temperatura del clima, che è monozona. Lo so, sto facendo il pignolo. E visto che sto scroccando un passaggio, forse è meglio smetterla. Luca Cereda, redazione Online.

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